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MOONRISE KINGDOM - UNA FUGA D'AMORE
(MOONRISE KINGDOM)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 28 dicembre 2012
 
di Wes Anderson, con Bruce Willis, Edward Norton, Bill Murray, Frances McDormand, Tilda Swinton (Stati Uniti, 2012)
 
Un Wes Anderson enorme come al solito, ma sorprendente per autocontrollo: tanto da far risultare MOONRISE KINGDOM fra le migliori riuscite da sempre del controverso (in quanto geniale quanto spesso scombiccherato) autore del memorabile I TENENBAUM.

Ma è una vecchia storia, far ridere al cinema oltre che a eventualmente indulgere a pensare è infinitamente più difficile che scatenare le lacrime: eppure le commedie, anche le rare di qualità, faticano tradizionalmente ad imporsi alle giurie dei festival. Salvo poi rifarsi tardi al botteghino: come meriterebbe questa vicenda, altrettanto svitata ma infinitamente più divertente e assai meno sgangherata di quella del compiaciuto precedente del 2007,IL TRENO PER DARJEELING.

Affondiamo, è il caso di dirlo, nei colori di un'estate su un'isola della Nuova-Inghilterra che la pongono agli antipodi di quella dei Polanski e Scorsese di THE GHOST WRITER e SHUTTER ISLAND. Nel 1965, con le reliquie oggettistiche care a Andy Warhol e, più curiosamente, le canzoncine di Françoise Hardy: scatolette di carne per gatti e giradischi a 45 giri, nel kit di sopravvivenza per giovani marmotte di due innamorati veramente in erba. Nella natura fiabesca, in fuga sfrenata dal micidiale campo scout c'è lo scontroso orfano dodicenne dal balordo berretto alla Crockett; e la lolita con le lentiggini, poeticamente depressa (bella rivelazione, Kara Hayward), che tenta di evadere dal perturbato perbenismo borghese della rossa casetta dove ci si aliena all'eco di Benjamin Britten. Non che gli inseguitori siano meno squinternati: dall'orda di boy-scout armati di mazze chiodate che sfuggono al tenero caposquadra (Edward Norton) al gentile poliziotto innamorato ((Bruce Willis…) della mamma della bimbo che impera in famiglia a colpi di megafono ( Frances McDormand), al padre lunare dal buonimso velleitario (Bill Murray), fino alla perfida assistente sociale (Tilda Swinton), ansiosa di spedire in riformatorio quelle minacce all'ordine pubblico

Un happening di surreale comicità: con il fascino che nasce dalla qualità di una visione, uno sguardo sempre sul filo del clamoroso virtuosismo manierato, ma questa volta capace d'inserirsi in una riflessione compiuta sul significato della “normalità”. Una progressione temporale anche commossa alla ricerca dei paradisi di un'innocenza perduta, perfettamente vissuta nel nonsenso dalla solita, straordinaria banda d'attori. E' la forza di uno stile immediatamente riconoscibile: che, contrariamente a quanto avveniva con il Wes Anderson del passato, non arrischia una volta tanto il compiacimento sopra le righe. Ma si esprime, come nella formidabile messa in situazione iniziale, in una perfetta sintesi espressiva, una micro-organizzazione affascinante di quadretti esistenziali, tagliati con la precisione di un bisturi affilato. La casa delle bambole alla quale da bambini toglievamo il tetto per osservarne la miniaturizzazione interna: solo che questi suoi abitanti sono terribilmente attuali.


   Il film in Internet (Google)

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